Monasterolo e il lago ghiacciato: “Quando il lago ‘ulula’capisci che il ghiaccio si sta formando”

Monasterolo e il lago ghiacciato: “Quando il lago ‘ulula’capisci che il ghiaccio si sta formando”

Monasterolo e il suo ghiaccio, una tradizione che si tramanda da secoli e che forse oggi si sta perdendo. Quando è sicuro andare sul ghiaccio? Quando ci sono meno rischi? Quali i segni per capire tutto questo? Gilberto Giudici, uno che ha passato decenni nella vita amministrativa e sociale del paese fa il punto sulla storia del ghiaccio a Monasterolo, di come un tempo i ‘vecchi’ capivano dagli ‘ululati’ del lago se il ghiaccio era forte o meno, tradizione che si sta perdendo anche a causa di divieti che alla fine non funzionano.

Il lago di Endine Ghiacciato è uno dei fenomeni naturali più interessanti della Provincia di Bergamo. È il lago prealpino che ghiaccia a più bassa altitudine di tutta Europa. Gli abitanti ne sono particolarmente orgogliosi e fieri ed è indubbio che attiri da sempre l’attenzione di un gran numero di persone.
La documentazione fotografica è ricca di tanti modi per poterne usufruire, in alcuni anni è stata l’occasione per trainare la stagione commerciale. È altrettanto vero che negli ultimi anni si sono verificati diversi avvenimenti, con incidenza maggiore rispetto ai decenni precedenti, che hanno messo in serio pericolo l’incolumità di chi vi si era avventurato. Almeno tre episodi di questo tipo sono stati assunti nell’ultimo decennio agli onori della cronaca.
E’ probabile che questa serie di eventi sia il frutto di almeno due ordini di considerazioni.
IL CAMBIAMENTO CLIMATICO: è risaputo che la temperatura media degli ultimi anni è diversa di quella di alcuni decenni fa. Se ci si confronta con i più anziani viene messo in evidenza ad esempio come negli ultimi anni il “ghiacciamento” del lago sia avvenuto sempre più frequentemente dopo la seconda decade di Gennaio, spesso addirittura verso la fine del mese, un ghiaccio tardivo che gli anziani raccontano si sia verificato poche volte in passato. Qualcuno cita il 1956, anno in cui il lago ghiacciò addirittura a febbraio, ma a seguito di diversi giorni con temperature oltre i dieci gradi sotto lo zero. In questa stagione le ore di irraggiamento solare aumentano, l’acqua è fredda perché la stagione è comunque avanzata, spesso ci sono stati fenomeni nevosi che hanno diminuito la temperatura, si forma la prima “lastrina” di ghiaccio. In assenza temperature costanti di molto sotto lo zero tuttavia il ghiaccio non supera il primo livello, anzi lo strato superficiale iniziale rischia di fare da isolante per il resto. I locali ricordano come in passato di notte il ghiaccio ululasse, erano il sintomo di un ghiaccio che si stava formando e più placche ghiacciate si scontravano, da tempo quegli ululati non sono più così forti.
LA CONOSCENZA E LA SFIDA: Il lago ghiacciato è un fenomeno naturale e come tutti i fenomeni naturali richiede di essere conosciuto e soprattutto “rispettato”. Una volta i locali possedevano un patrimonio di informazioni che si tramandava, sulle zone più sicure, sul numero di giorni necessari e relative temperature per attenuare i rischi. Il Lago ghiacciato diventava l’occasione per velocizzare alcuni lavori soprattutto quelli di trasporto di beni da una sponda all’altra. Da alcuni anni sempre di più qualcuno vuole vincere “la sfida” del “primo”, ci si avventura sulla lastra di ghiaccio senza averne seguito lo sviluppo dai primi giorni, senza rispettarlo, senza attendere che almeno il rischio si possa ridurre al minimo. Chiaro, il rischio non è mai azzerabile, come in altre esperienze con la natura, ma è necessario essere sempre dotati di adeguate conoscenze, di attrezzature idonee e di un elevato livello di prudenza. Di sicuro in natura “non si sfida nessuno”.


Non si risolve però questo problema con i divieti, peraltro impossibili da far rispettare. E forse la politica delle ordinanze, del passato, ha contribuito a impedire il passaggio generazionale delle informazioni e delle conoscenze. Di sicuro è un problema di non facile soluzione e di difficile interpretazione; rimane che forse il canale più appropriato è quella dell’educazione, dell’informazione, della formazione, della conoscenza. Chiaro che l’invito a tutti è quello di godere di questo bellissimo fenomeno naturale dalle rive, senza avventurarsi in pericolose “passeggiate”, senza almeno la certezza di avere ridotto al minimo il rischio. Se sfida è, che sia la sfida alle immagini, alle fotografie migliori, ma dalla riva.”

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