Tavernola: la maggioranz ribadisce il suo no all’utilizzo dei CSS nel cementificio

Tavernola: la maggioranz ribadisce il suo no all’utilizzo dei CSS nel cementificio

Utilizzo dei CSS come combustibile nel cementificio di Tavernola Bergamasca, una questione mai chiusa e sempre monitorata dall’amministrazione comunale di Tavernola. Il sindaco Joris Pezzotti da anni segue la vicenda con attenzione, sin da quando era sui banchi della minoranza ed ora da sindaco ha rimarcato nuovamente quella che è la sua posizione condivisa con la maggioranza che guida il comune lacustre. Il sindaco Pezzotti ribadisce la sua contrarietà al possibile utilizzo dei CSS a TAvernola: “continuerà a fare qualsiasi azione in suo potere per contrastare l’eventuale inizio di questa pratica qui sul lago, forte dell’appoggio non solo dei tavernolesi ma anche dei Comuni delle sponde bergamasca e bresciana, più volte intervenuti con documenti condivisi a sostegno di Tavernola su questo tema”.

Com’era prevedibile, la questione dell’utilizzo di CSS-Combustibile (combustibile derivato dai rifiuti) è tutt’altro che archiviata. Confidiamo che le dichiarazioni fatte pubblicamente dall’azienda, nelle interviste tv dell’ottobre 2019, vengano rispettate, garantendo che nessun utilizzo di combustibili alternativi avverrà senza la condivisione del progetto con il Comune di Tavernola e i suoi abitanti.
La normativa nazionale sta evolvendo verso una deriva che, dietro ad una formale volontà di arrivare a produrre meno rifiuti (per non doverli bruciare o mettere in discarica), obiettivo indispensabile e indifferibile, vanifica parzialmente questo sforzo, facilitando il loro incenerimento, creando condizioni normative (come quella per i cementifici col DM 22/2013) per favorire attività di utilizzo di combustibili da rifiuti negli impianti industriali.
Questa politica ambientale, senza voler entrare nel merito dei rischi sulla salute, sui quali ancor oggi vi sono considerazioni contrastanti da vari interlocutori scientifici e non, sta riducendo l’attività degli inceneritori veri e propri già esistenti che, talvolta, sono in sofferenza per mancanza di materia prima, a favore di una simile nuova attività di pseudo-incenerimento, esercitata da altri impianti industriali, che quindi si aggiungono ai termovalorizzatori, con il medesimo fine: produrre energia termica e null’altro. A fronte di ciò pertanto, si comprende come anche la ricorrente formula di “risparmio di fonti rinnovabili”, spesso spesa dalle testate giornalistiche, da taluni politici e dai cementieri, sia solo apparente, poiché la quantità di energia liberata dalla combustione di CSS-C nel cementificio equivale a quella derivante dallo stesso processo svolto nel termovalorizzatore, impianto costruito appositamente per questo scopo, anzi, se volessimo essere precisi, vi andrebbe almeno detratta l’energia necessaria per la produzione di CSS-C.
La Lombardia per la gestione dei suoi rifiuti ha già un’eccedenza di impianti di incenerimento rispetto al fabbisogno, pertanto questa scelta è ancor più insensata.
La differenza reale, tutt’altro che sbandierata, resta nello smaltimento delle ceneri residue di combustione. Nei termovalorizzatori esse devono essere smaltite al termine del processo mentre, nei cementifici, restano nel cemento venduto a utilizzatori, spesso ignari di ciò. Ogni sacco di cemento non evidenzia, infatti, dettaglio e quantità di questi elementi.
Fatta questa premessa, necessaria per collocare il contesto dell’utilizzo di combustibili alternativi nei cementifici, passiamo ad analizzare la questione specifica di quello tavernolese.
L’impianto di Tavernola è obsoleto? Le perplessità sono tante! Le circa 30 fermate all’anno del forno sono una situazione che crea preoccupazione anche perché, è noto che le fasi di spegnimento e riavvio di un forno da cemento sono quelle più delicate dal punto di vista ambientale, a causa del tempo necessario per la stabilizzazione della fiamma. Il forno, entrato in funzione nel 1994, ha ormai quasi trent’anni, quindi tutt’altro che nuovo. A ciò si aggiungono le richieste di valutazione di abbattimento degli stabili in disuso, formulate da parte degli enti e ribadite nel PTCP (Piano territoriale di coordinamento provinciale) recentemente approvato, con lo scopo di migliorare l’aspetto paesaggistico del compendio industriale a lago, ma nulla di significativo è stato fatto finora. Il Comune è in attesa, proprio entro febbraio, di un piano di riqualificazione che ci auguriamo possa essere esaustivo delle aspettative condivise da più parti.
Sulla stampa si legge di 10 milioni di Euro investiti negli ultimi anni nel cementificio di Tavernola. Una cifra evidentemente considerevole di cui si dovrebbe poter trovare, a nostro avviso, riscontro tangibile sul territorio, riscontro che, invece, ad oggi, non riusciamo a contestualizzare.
Per quanto riguarda la recente sentenza del TAR del Lazio sull’utilizzo di combustibili alternativi in un cementificio in Emilia Romagna che ha riempito in questi giorni le pagine di molti giornali, vorremmo sottolineare alcune riflessioni.
Questa sentenza, richiamata come un traguardo per i cementieri, non introduce nulla di nuovo rispetto all’attuale normativa sull’utilizzo di CSS-Combustibile e, anzi, ha portato alla ribalta un caso concreto, quello emiliano appunto, nel quale la Valutazione di Impatto Ambientale è stata disposta dalla Provincia di Piacenza e poi effettuata prima dell’autorizzazione all’utilizzo di Combustibile EOW.
Per contro, a Tavernola, l’autorizzazione sperimentale all’utilizzo di detti combustibili è arrivata dalla Provincia di Bergamo SENZA CHE SIA STATA EFFETTUATA LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE e questa è una delle tante ragioni contenute nel nostro ricorso al TAR ancora pendente.
Queste parole non per rassicurare sulla questione tavernolese ma anzi, per rammentare a tutti che la questione è aperta e che le nostre ragioni avanti al Tar sono reali e sono molte.
L’Amministrazione Comunale, da sempre profondamente contraria all’utilizzo di CSS-C nel cementificio di Tavernola, nell’intento di dare risposta con questo documento a numerosi dubbi sollevati in questi giorni da tanti cittadini preoccupati ed arrabbiati, ribadisce che continuerà a fare qualsiasi azione in suo potere per contrastare l’eventuale inizio di questa pratica qui sul lago, forte dell’appoggio non solo dei tavernolesi ma anche dei Comuni delle sponde bergamasca e bresciana, più volte intervenuti con documenti condivisi a sostegno di Tavernola su questo tema.
Se è vero, infine che, case, scuole, biblioteche, oratori, ristoranti e alberghi, così come aziende produttive e officine degli artigiani sono per lo più costruiti in cemento, come riportato sulla stampa nei commenti alla recente sentenza emiliana, è altrettanto vero che la cementificazione della Lombardia ha superato di gran lunga le necessità, tanto che tutte le recenti normative sono, ormai da qualche anno, orientate a ridurre e/o azzerare il consumo di suolo, a favore della ristrutturazione dell’esistente. Anche per questo la riconversione nel medio periodo del cementificio, recentemente pensata e votata a Tavernola, rappresenta la miglior scelta lungimirante da impostare fin da ora in modo condiviso anche con l’azienda.

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